Il campanile e gli incendi…
Il suono delle campane non serviva solo a chiamare la gente per motivi religiosi, ma aveva una funzione laica altrettanto importante: era un allarme per i disastri e le emergenze di ogni genere. A noi ragazzi di Spante è stato da sempre proibito di suonare le campane per gioco perché tutti accorrevano, sospendendo i loro lavori nei dintorni, per portare aiuto… Da allora lo scampanio inaspettato veniva sempre preso sul serio e allertava tutti!
Vorrei ora che tutte le campane in Italia suonassero “A MORTO” per lo sterminio delle foreste, del Popolo in Piedi e delle Creature, grandi e piccole, che abitavano nei boschi distrutti…
Prendersi cura di un territorio è un impegno che non dà tregua, ma se nessuno lo fa più… Non possiamo poi gridare di dolore o di vergogna quando non c’è più niente da salvare.
Ognuna delle persone che hanno abitato a Borgo Spante si è fatta, nei secoli, “sentinella” contro il pericolo del fuoco nella magnifica corona di foreste che ci circondano. Quando le campane suonavano per un pericolo imminente tutti accorrevano a fare la loro parte. Ci vuole poco a contrastare un principio di incendio: coperte di lana pesante, pale con cui togliere via le foglie e terra fredda per soffocare le fiamme, o i piedi con scarponi adatti… E un po’ di coraggio per spegnere i carboni con peso e pressione. Prima non esistevano altri mezzi e l’acqua era usata solo vicino alle case. Ora con tutte le attrezzature disponibili dovrebbe essere molto più facile.
Ci vuole poco a contrastare un principio di incendio…
Manca però l’attenzione, mancano le persone, che abitando sul territorio, esercitano un controllo costante. Manca la cultura e la conoscenza della natura e del proprio territorio, che permette agli uomini di prendere decisioni efficaci.
Più di una volta durante tutto il tempo che ho vissuto qui ho incontrato principi di incendio, la maggior parte spietatamente voluti e dolosi, (in un’occasione ho pizzicato un tipo con la latta di carburante su un viottolo del bosco), qualcun altro dovuto alla superficialità umana. Una sola volta ho incontrato un caso di “autocombustione” causata da un fulmine all’interno di una quercia secolare; per quanto mi ricordo il temporale era stato due giorni prima e la poca segatura accesa aveva impiegato un tempo infinito a trasformarsi in incendio… Ho chiamato la Forestale che è intervenuta immediatamente e ha limitato i danni solo a quella splendida pianta centenaria. L’unico alleato veramente presente ed efficace che ho incontrato in questi casi era il Corpo Forestale dello Stato: con la loro conoscenza capillare del territorio, dell’ambiente umano e dei piromani, locali oppure organizzati, erano l’unico punto di riferimento e il vero baluardo contro gli incendi.
Fra incendi e siccità, sono andati in fumo 120 mila ettari di boschi e 40 milioni di vite animali.
La natura ha tutto il tempo che vuole per aspettare che i boschi rinascano e che altri scoiattoli possano saltare da un albero all’altro portando in braccio i loro piccoli…
Ma noi abbiamo il tempo per che Madre Natura guarisca se stessa?
Abbiamo modo di farci perdonare per la nostra stupida avidità?